VideoScape 3D/Aegis Modeler (predecessore di LightWave 3D), Newtec LightWave 3D, Maxon Cinema 4D, Real 3D, Sculpt 3D, Turbo Silver (poi Imagine), Caligari (diventato TrueSpace), PageRender 3D, DKBtrace (diventato POV-Ray), Traces (predecessorore di Blender)…
Questi sono tutti i software di rendering 3D di cui mi ricordo e nati esclusivamente per Amiga. Qualcuno anche per Mac, avendo quest’ultimo lo stesso processore e il porting era sicuramente semplificato.
Avevo iniziato, forse da sei o sette mesi, ad avvicininarmi nel campo video come montatore per conto terzi e quindi ero attrezzato con videoregistratore professionale, una scheda di acquisizione video Vlab-Motion, scheda audio Toccata etc. Insomma, tutto quello che serviva per inizare. Eravamo agli albori dell’editing video NLE (Non Linear Editing).
Quando ancora lavoravo in Newel, storica azienda milanese specializzata in computer e videogame, conobbi Enzo, tecnico dell’allora Assi Coop di Milano. Passavano una o due volte alla settimana per ritirare i prodotti Commodore in garanzia da riparare. Scoprii che Enzo aveva la mia stessa passione per il mondo Amiga e così, un giorno, gli chiesi dove abitasse. Ora, io lavoravo in Newel in via Mac Mahon e lui in Piazza Napoli e mai potevamo immaginare che abitassimo entrambi dalla parte opposta di Milano e a soli pochi minuti uno dall’altro.
Fu “Amiga a prima vista” e, come due bimbetti, ci ritrovammo, una volta a casa mia e una volta a casa sua, ad elogiare tutte le peculiarità di Amiga come se non le sapessimo già. Non ci giocavamo come tanta gente ma lo usavamo per le potenzialità che aveva.
Un giorno, Enzo mi chiese se potevo aiutarlo ad assemblare una animazione che sarebbe servita come tesi per la sorella che studiava all’Accademia delle Belle Arti di Milano. Dato che avevo tutte le attrezzature per riversare l’animazione su nastro ci mettemmo all’opera.
Lui aveva molta più esperienza nel campo 3D, seppur non per motivi lavorativi ma solo amatoriali. Io invece non ne sapevo assolutamente nulla e tutt’ora, quando provo a fare qualcosa anche solo per curiosità, mi torna in mente quando Enzo mi appioppò, a vita, l’appellativo di “il Modellatore incapace”.
Pionieri dell’animazione. Almeno così ci sentivamo quando iniziammo il progetto. Oggi sarebbe un gioco da ragazzi ma con i 50Mhz della CPU di allora era un’impresa.
Il Bestiario Fantastico era invece il tema dell’animazione da realizzare. Nove colonne di marmo messe in cerchio e, tra una colonna e l’altra, delle immagini e al centro un soggetto di fantasia. E poi il movimento della camera da aggiungere. Già, dimenticavo, usammo Imagine 2.0. Non ricordo purtroppo quale fu lo scopo preciso dell’animazione ma il grosso del lavoro sul software Imagine lo fece proprio Enzo.
Ad ogni modo l’animazione fu predisposta per fare vedere le tre modalità di rendering.
Animazione
La durata dell’animazione era di 3 minuti e 38 secondi circa. Va da sé che per riversare su nastro il video in formato PAL occorrevano 25 fotogrammi al secondo (o meglio 50 semiquadri) per un totale di 10.900 semiquadri.
Per chi non lo sapesse: un fotogramma è composto di 720×576 punti diviso in due semiquadri orizzontali, uno per le linee dispari e uno per quelle pari. Per cui 2 x 720×288. Per approfondire basta cercare ‘formato PAL’ sul web.
Se il rendering di un fotogramma in Wireframe impiegava diverse decine di secondi e pochi minuti per lo Shaded, per il Raytracing era tutt’altra storia. Se non ricordo male un singolo fotogramma in Raytracing ad una risoluzione di 720×288 (semiquadro) impiegava anche oltre 60 minuti. Era molto variabile comunque, a seconda di cosa doveva calcolare scendeva anche a 20 minuti a semiquadro.
Facendo quindi una media spannometrica di 10 minuti al frame abbiamo stimato un tempo di 75 giorni consecutivi, 24h/24h, per eseguire il rendering.
La nostra prima ed unica rendering Farm
Per velocizzare il rendering certo non potevamo aumentare il clock della CPU o comprare i computer della SGI. Decidemmo così di dimezzare i tempi facendo calcolare tutti i fotogrammi dispari ad un Amiga e tutti quelli pari all’altro.
Quando abbiamo dato il via al rendering era inizio agosto ormai e, ai bei tempi che furono, si andava in vacanza per un mese. Presi le valigie, chiusi la porta e fissandola come se potessi vederci attraverso mentre giravo la chiave nella toppa pensai “speriamo non salti la corrente, speriamo non si blocchi… speriamo”.
Al ritorno, era sera tardi. La chiave entra nella toppa, cresce l’ansia, clack clack clack, speranza: regnava il buio totale in casa. Per qualche attimo stetti fermo sull’uscio di casa poco prima di accendere la luce e dopo qualche istante ancora, là in fondo alla mia stanza, si intravvedeva il led verde dell’Amiga acceso e il led giallo dell’hard disk spento. Questo poteva indicare solo due cose: è mancata la corrente e l’Amiga (avendo l’interruttore fisico come tutti i PC dell’epoca) si è riacceso mostrando il solo Workbench oppure… molli le valigie e mi fiondai ad accendere il monitor… apparve Imagine. Wow, aveva finito!
Assemblaggio
Messi insieme tutti i fotogrammi dei due Amiga 4000 su un harddisk, iniziammo l’importazione in Movieshop, il software di editing video in corredo alla VLab-Motion. Ci volle un bel po’ di tempo, forse qualche ora e, mentre la nostra attesa stava volgendo al termine ecco l’imprevisto.
Il wireframe è risultato incredibilmente il problema più grosso da risolvere. La Vlab-Motion comprimeva ogni singolo fotogramma in formato Jpeg. E fin qui non ci sarebbe niente di strano senonché durante la riproduzione del video, poco dopo, si fermava.
Movieshop prevedeva di poter usare una certa quantità di memoria come cache di pre-caricatura del video quando questo fosse più “pesante”. Generalmente il jpeg con immagini dettagliate come alberi, piante, fiori etc. tendeva a comprimere meno e quindi a superare il limite dei 2,5MB/s dello slot Zorro, ma essendo la Ram decisamente più veloce per alcuni secondi di video dettagliato riusciva a sopperire. Avevo ben 128 MB installato sulla mia Cyberstorm 060 di cui 80MB come cache. Per il wireframe non bastava. Inesorabilmente la cache si svuotava durante il play con il conseguente blocco della riproduzione. Dopo non so quante prove mi sono dovuto rassegnare e reimportare le parti di animazione wireframe in qualità più bassa e in alcuni punti del video non potemmo proprio metterlo. Lì per lì non lo sapevo ma capii poi quale fu il problema. La compressione video jpeg lavora sulla perdita di informazione di colore e pixel di un immagine. Ma il Wireframe era bianco su fondo nero e quindi privo di colore su cui lavorare e di conseguenza non è molto comprimibile. Un patema.
Ma poi, dopo diverse imprecazioni assolutamente necessarie e l’inserimento della traccia audio, potemmo vedere la nostra, anzi, la sua animazione. Stupefacente! Eravamo in visibilio. Per noi che eravamo alle prime armi è stato un gran risultato e una grande soddisfazione.
Lode
Ma la soddisfazione più grande arrivò qualche tempo dopo con la comunicazione che alla sorella (cioè a noi), per la tesi, fu attribuito il massimo dei voti: la Lode !!!
FLAVIO CARMIGNANI
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